Un’amicizia più che decennale lega Sandrigo all’isola di
Røst, nelle Lofoten (Røst è un’isoletta di
700 abitanti dediti alla pesca e alla lavorazione del merluzzo).
Sandrigo ha dedicato una piazzetta a Røst ed i norvegesi
hanno regalato un isolotto alla Comunità di Sandrigo :
SANDRIGOØYA, ossia isola di Sandrigo. Ogni anno una
delegazione dell’isola norvegese partecipa alla festa del
baccalà ed ogni due anni i sandricensi ricambiano la
visita. Così si è instaurato un rapporto di
conoscenze e di amicizie che di anno in anno diventa sempre
più intenso anche se i due centri distano tremila
chilometri (l’isola di Røst si trova oltre cento
chilometri dopo il Circolo Polare Artico). Per descrivere la
bellezza di Røst e di quei luoghi riportiamo gli " appunti
di viaggio" di un sandricense che nel 1998 ha fatto parte della
delegazione di Sandrigo : . . . . " partiamo in aereo da Bologna
per Copenaghen ; dalla capitale danese prendiamo un aereo per la
Norvegia, fino a Trondheim; lì cambiamo ancora aereo ed
arriviamo a Bodo, l’ultima cittadina di terra ferma, dove
pernottiamo. Di buon mattino ci imbarchiamo su un bimotore ad
elica (l’aeroporto di Røst è molto piccolo ed aerei
più grandi non possono atterrare) e dopo mezz’ora
arriviamo a destinazione. Il tempo è grigio e pioviggina .
. . . con due auto ci trasferiamo nell’unica pensione, posta su
un piccolo promontorio all’estremo dell’isola. . . . . . . il
tempo si è fatto più bello e possiamo ammirare la
bellezza incantevole del luogo. L’isola è quasi piatta :
non ci sono alberi; è un prato di un verde intenso
punteggiato da casette coloratissime, tutte di legno, disseminate
su una lunghezza di circa due chilometri . Non c’è un vero
" centro " e nemmeno una piazza. Anche la chiesetta modesta e
disadorna è di legno, bella nella sua semplicità.
Le case sono graziose , accoglienti e ordinate, con una grande
terrazza ; hanno finestre ampie, senza balconi esterni, riparate
da tende finemente lavorate; all’interno delle finestre
c’è una lampada sempre accesa, segno di benvenuto. I
giardini, non molto grandi, hanno dei cespugli ben curati e tanti
fiori. Sembra un paese da antiche fiabe. . . . . gli abitanti
sono circa settecento, quasi tutti dediti alla pesca e alla
lavorazione del merluzzo o all’allevamento in mare del salmone.
Dieci famiglie vivono di pastorizia e circa ottanta persone sono
impiegate nel terziario. Tutti parlano due lingue oltre a quella
madre : inglese e tedesco. Il paesaggio è di una bellezza
rara, indescrivibile. Non ci sono fotografie o filmati che
possano fornire una seppur limitata immagine dell’unicità
di quei luoghi. Occorre avere una visione a 360°, bisogna
poter respirare l’aria, gustare i cibi, assistere momento per
momento al continuo cambiamento del tempo (che in una giornata
varia almeno una decina di volte), vivere a contatto con la gente
, osservare i suoi comportamenti. La vista spazia all’infinito su
un mare limpido e profondo, punteggiato da un’infinità di
isole (sono oltre trecento), dal piccolo scoglio alla grande
montagna che emerge maestosa dall’acqua e dove pascolano
liberamente le pecore. . . . . alle ore undici ci imbarchiamo su
un battello per una gita sul mare. Il sole splende e la
temperatura è mite. Vediamo l’isola dei gabbiani, tutti
tondi e panciuti, segno che c’è abbondanza di cibo. Poi
incontriamo l’isola dei cormorani, uccelli neri dal lungo collo e
dal corpo affusolato che rasentano l’acqua veloci e leggeri. Ci
sono uccelli dal becco rosso (pulcinelle di mare) annidati sulla
scogliera di un’altra isola e poi,come d’incanto, ecco
lassù, sull’alto della cima, volteggiare lenta e solenne
l’aquila. Ne vediamo quattro : una è ferma, maestosa, su
uno scoglio. Siamo nel regno degli uccelli. Più avanti
scorgiamo una foca nuotare; altre tre si godono beatamente il
sole tra gli scogli. Non abbiamo la fortuna di vedere le balene,
ma la nostra curiosità e la nostra voglia di vedere sono
già più che appagate. Arriviamo sull’isola
più lontana: l’isola del faro. Il posto è
incantevole, sembra una cartolina. Sull’isolotto, oltre al faro,
ci sono cinque casette di legno, ben conservate, che in un tempo
non lontano ospitavano le famiglie dei guardiani. Ora l’isolotto
è disabitato perché, anche lì, il faro
è automatico. Ci dicono,però, che stanno
organizzando il ritorno di alcune famiglie almeno nei mesi
estivi. . . .
Røst, nelle Lofoten (Røst è un’isoletta di
700 abitanti dediti alla pesca e alla lavorazione del merluzzo).
Sandrigo ha dedicato una piazzetta a Røst ed i norvegesi
hanno regalato un isolotto alla Comunità di Sandrigo :
SANDRIGOØYA, ossia isola di Sandrigo. Ogni anno una
delegazione dell’isola norvegese partecipa alla festa del
baccalà ed ogni due anni i sandricensi ricambiano la
visita. Così si è instaurato un rapporto di
conoscenze e di amicizie che di anno in anno diventa sempre
più intenso anche se i due centri distano tremila
chilometri (l’isola di Røst si trova oltre cento
chilometri dopo il Circolo Polare Artico). Per descrivere la
bellezza di Røst e di quei luoghi riportiamo gli " appunti
di viaggio" di un sandricense che nel 1998 ha fatto parte della
delegazione di Sandrigo : . . . . " partiamo in aereo da Bologna
per Copenaghen ; dalla capitale danese prendiamo un aereo per la
Norvegia, fino a Trondheim; lì cambiamo ancora aereo ed
arriviamo a Bodo, l’ultima cittadina di terra ferma, dove
pernottiamo. Di buon mattino ci imbarchiamo su un bimotore ad
elica (l’aeroporto di Røst è molto piccolo ed aerei
più grandi non possono atterrare) e dopo mezz’ora
arriviamo a destinazione. Il tempo è grigio e pioviggina .
. . . con due auto ci trasferiamo nell’unica pensione, posta su
un piccolo promontorio all’estremo dell’isola. . . . . . . il
tempo si è fatto più bello e possiamo ammirare la
bellezza incantevole del luogo. L’isola è quasi piatta :
non ci sono alberi; è un prato di un verde intenso
punteggiato da casette coloratissime, tutte di legno, disseminate
su una lunghezza di circa due chilometri . Non c’è un vero
" centro " e nemmeno una piazza. Anche la chiesetta modesta e
disadorna è di legno, bella nella sua semplicità.
Le case sono graziose , accoglienti e ordinate, con una grande
terrazza ; hanno finestre ampie, senza balconi esterni, riparate
da tende finemente lavorate; all’interno delle finestre
c’è una lampada sempre accesa, segno di benvenuto. I
giardini, non molto grandi, hanno dei cespugli ben curati e tanti
fiori. Sembra un paese da antiche fiabe. . . . . gli abitanti
sono circa settecento, quasi tutti dediti alla pesca e alla
lavorazione del merluzzo o all’allevamento in mare del salmone.
Dieci famiglie vivono di pastorizia e circa ottanta persone sono
impiegate nel terziario. Tutti parlano due lingue oltre a quella
madre : inglese e tedesco. Il paesaggio è di una bellezza
rara, indescrivibile. Non ci sono fotografie o filmati che
possano fornire una seppur limitata immagine dell’unicità
di quei luoghi. Occorre avere una visione a 360°, bisogna
poter respirare l’aria, gustare i cibi, assistere momento per
momento al continuo cambiamento del tempo (che in una giornata
varia almeno una decina di volte), vivere a contatto con la gente
, osservare i suoi comportamenti. La vista spazia all’infinito su
un mare limpido e profondo, punteggiato da un’infinità di
isole (sono oltre trecento), dal piccolo scoglio alla grande
montagna che emerge maestosa dall’acqua e dove pascolano
liberamente le pecore. . . . . alle ore undici ci imbarchiamo su
un battello per una gita sul mare. Il sole splende e la
temperatura è mite. Vediamo l’isola dei gabbiani, tutti
tondi e panciuti, segno che c’è abbondanza di cibo. Poi
incontriamo l’isola dei cormorani, uccelli neri dal lungo collo e
dal corpo affusolato che rasentano l’acqua veloci e leggeri. Ci
sono uccelli dal becco rosso (pulcinelle di mare) annidati sulla
scogliera di un’altra isola e poi,come d’incanto, ecco
lassù, sull’alto della cima, volteggiare lenta e solenne
l’aquila. Ne vediamo quattro : una è ferma, maestosa, su
uno scoglio. Siamo nel regno degli uccelli. Più avanti
scorgiamo una foca nuotare; altre tre si godono beatamente il
sole tra gli scogli. Non abbiamo la fortuna di vedere le balene,
ma la nostra curiosità e la nostra voglia di vedere sono
già più che appagate. Arriviamo sull’isola
più lontana: l’isola del faro. Il posto è
incantevole, sembra una cartolina. Sull’isolotto, oltre al faro,
ci sono cinque casette di legno, ben conservate, che in un tempo
non lontano ospitavano le famiglie dei guardiani. Ora l’isolotto
è disabitato perché, anche lì, il faro
è automatico. Ci dicono,però, che stanno
organizzando il ritorno di alcune famiglie almeno nei mesi
estivi. . . .