Bacalà alla Vicentina: tutta un’altra storia!
Messer Piero Querini, mercante veneziano, nel 1431 cercava fortune commerciali fuori Mediterraneo.
Partito da Candia (isola di Creta) con una nave carica di malvasia,legni aromatici, spezie e cotone con l’intento di raggiungere le Fiandre, vide via via svanire il suo sogno commerciale, sogno che si tramutò in un tragico naufragio.
Parte dell’equipaggio perì tra i flutti, ma una delle due imbarcazioni di salvataggio, in balìa dei marosi e dei capricci dei venti, raggiunse fortunosamente un isolotto, coperto di neve,deserto. I superstiti bevvero neve sciolta , si nutrirono di frutti di mare e molluschi strappati all’oceano, fino a che, approdarono sullo scoglio gli abitanti di un’altra isola, vicina alla loro. I poveri superstiti vennero da loro accolti, nutriti e curati.
Questa gente aveva un modo ben strano di conservare il proprio alimento principale, il merluzzo. Mondato, salato e seccato all’aria per mesi, il pesce diventava duro come un bastone.
La gente di là chiamava questo cibo “Stockfiss”, insomma lo stoccafisso, erroneamente da noi chiamato Bacalà (altro non è che merluzzo sotto sale).
Il mercante veneziano tornò a casa dopo un lungo viaggio per mare e per terra e portò con sé il nuovo curioso alimento, scambiandolo lungo il tragitto fino a Venezia, con vitto, alloggio e trasporti di vario genere.
Non potremmo non ricordare quanto questo pesce abbia avuto ruolo salvifico nelle mense della popolazione meno abbiente vessata dalle intransigenti regole alimentari imposte dalla Riforma Tridentina. Piatto popolare e conservabile, di larga resa e costo contenuto.